di Cristiano Gabrielli
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«(…) Distilla goccia a goccia il tuo non esserci.
Ma io sono ancora?
(…) Non so ancora abituarmi al tuo troppo esserci, senza provare un graffio alla mia griffe, Wilderness.”
Francesca Vitale
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Mi ha sempre colpito, negli artisti come nelle persone e nei popoli, la capácitá di costruire un dialogo ed una relazione tra elementi apparentemente non facilmente armonizzabili.
E´grazie a questa qualitá che alcuni possono rivendicare il ruolo di artisti come creatori principalmente di mitopoiesi, di catene organizzate di significati, di mappe regalate per le scoperte di domani, oltre che solo di opere o di feticci antropologici che vivono di funzioni assolte e di finzioni assolute.

Credo che una particolare ostinazione, una caparbia sensibilitá sia parte di quella natura propria e personale che fa assumere ad alcune particolari persone quelle posizioni per noi assolutamente impensabili attraverso le quali si possono fissare punti che differentemente sfuggono alla coscienza collettiva.
Va da sé che appaiono e spesso sontanzialmente sono posizioni assolutamente scomode.

Francesca Vitale lavora sull’immagine e nell’immagine indossando durante questo esercizio la maschera candida, impassibile ma sensibile dei maestri che predilige.
Nei mezzi utilizzati come nella costruzione dell’occasione il percorso e´ sempre stimolante e contradittorio, a volte divertito, ironico o provocatorio, in ogni caso fluido, come le intenzioni, le necessitá, la prassi di chi sa che indossa “questa storia dell’universo” e lo fa sia durante un carnevale che in una cerimonia funebre.

O magari meglio ancora durante alcune innocenti passeggiate per cimiteri.
Tre per la precisione.
Con l’ipocondriaca e sfibrante fretta o con la passione lenta, lavorando accanto/insieme/contro ad una prossima obliata/obbligata/obbligatoria dimenticanza.
Vicino ad una miniera di un piccolo paese o sotto una ineffabile pioggia nella cittá dell’acqua, in un memoriale monumentale o fino al momento prima dello scatto invece qualsiasi, cercando proprio lui…incontrando chissá chi.

Luoghi fatidici per strani ed interessanti raccolti.
Schegge di sguardi ed epigrafi, carne di porcellana e sali d’argento, pietra e ghiaia, erbe e terra, parole semplicemente lette e parole dette davvero per sempre.
In senso antropologico profondo é tutta la storia dell’altro che costruisce il senso profondo del proprio essere e della propria storia.
Amuleti rispetto alla violazione del banale, universi-tasca, cassetti della memoria o lune sulle quali andare a cercare, quando la memoria insieme al senno la si penserá smarrita in nascondigli perduti.

Queste immagini in sequenza ne raccontano quindi anche altre di storie.
Quella dell’identitá come pelle sempre incomoda ma necessaria, la sua possibilitá di trasmissione in un nucleo denso anche attraverso le sovrapposizioni o le abrasioni dei non ricordo.

Quella della persistenza della memoria e nella memoria e del lavoro sul bordo dell’inquadratura che tante volte coincide con altri lavori sui margini dell’esistenza.
Ed in ultimo quella ossimorica della vitalitá della morte che puó considerasi una cura per la mortalitá di quella che viene invece troppo spesso considerata come vita.
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Francesca Vitale
facebook https://www.facebook.com/francescavitale1961
vimeo https://vimeo.com/calligrafie

#RESISTENCIA é un progetto di MADE A.C. https://www.facebook.com/madeasociacion/
Direzione artistica e design Cristiano Gabrielli
Produzione, mediazione culturale e traduzioni Vanya Saavedra
Registrazione fotografica e video Germán Torres
